giovedì 20 giugno 2013

- immobilità, restrizione, mancanza.

Ho avuto due anni così diversi, opposti.
L'anno scorso è stato all'insegna della restrizione, emblema della mancanza.
Ogni giorno era contornato da una linea opaca, il risveglio segnava l'inizio di una battaglia 
e ogni tramonto era l'arrivo della nebbia nella mente già fin troppo offuscata.
Quest'anno ogni momento è stato pieno, vivido, grande!
Ho vissuto, non c'è molto in più da dire.
Raccontare la tristezza è sempre molto più lungo che raccontare la felicità.
Ma il mio corpo, il mio corpo è deforme, sepolto nel grasso. 
Le ossa si sono sbriciolate e i frammenti sono diventati carne, 
così che io ora non mi sento più una ragazza fatta di carne e ossa, ma solo di carne.
Se non fosse stato per l'amore, che mi ha fatto sentire bella molte volte, 
quest'anno non sarei uscita di casa, non con queste gambe, con questo viso grasso.
Sono piena di rabbia, io voglio la bellezza. 
Ho ricominciato Lunedì, spero veramente di farcela.
Devo farlo per me stessa, perché io NON VOGLIO ESSERE GRASSA.
Non voglio e lo vorrei urlare. Vorrei dimenarmi, sbraitare, piangere;
ed è proprio quando si vuole questo, che ci si rifugia nell'immobilità.
L'immobilità, la restrizione, la mancanza.

Mi dispiace.

Impavido, poesia di Aprile.

Vigliacco è
il fedele 
che nel mezzo del
peccato
non si rivolge
a Dio.


Bacibaci, Vì.